“Era viva, adesso; agiva, esisteva, era finalmente sé stessa, creatura completa. Continuò a fare quello che faceva prima cucinare, lavare, stirare, fare il letto, la spesa, portare il bucato giù nello scantinato, frequentare il corso di scultura ma ora lo faceva guidata dalla serena consapevolezza che Andrew-Susan (o Melinda), dentro di lei, diventava ogni giorno un po’ più grande, andava formandosi in maniera sempre più precisa, avvicinandosi alla completezza.”
Ho scelto di iniziare l’articolo con questa citazione perché in tutto il romanzo forse è uno dei pochi momenti di speranza, in cui ci inganneremo pensando: “Andrà tutto bene alla dolce Rosemary, avrà la vita che desidera”. Che sciocchi!
Rosemary’s Baby di Ira Levin è un classico americano moderno, entrato nell’immaginario collettivo soprattutto grazie all’omonimo film di Roman Polanski. Volevo leggerlo da anni e il gdl #pauratralepagine me ne ha dato modo.
Ma di cosa parla? Due giovani coniugi Rosemary e Guy Woodhouse trovano, dopo lunghe ricerche, l’appartamento dei loro sogni nel Bramford, uno storico palazzo di New York, conosciuto per essere abitato da importanti nomi dell’alta società, circondato da inquietanti storie di magia nera, satanismo e strane morti.
Nonostante la giovane coppia venga messa a conoscenza di certi fatti da Hutch, un caro amico di Rosemary, i due giovani sembrano non dargli peso. La coppia felice si trasferisce nel nuovo appartamento, dieci volte più grande del monolocale in cui vivevano. Nel salotto c’è un bellissimo camino funzionate, la cucina è superaccessoriata, hanno una camera da letto tutta per loro e uno studio che a tempo debito diventerà la stanza di un futuro figlio. Il trasloco nel Bramford sembra aver ridato nuova linfa vitale ai due: nuova casa, nuove opportunità lavorative per Guy che spera di trovare un ruolo importante a teatro, un nido tutto da mettere in ordine per Rosemary.
A dar manforte ci sono i nuovi vicini di casa, Minnie e Roman Castevet, che si legano alla giovane coppia dopo un triste evento.
Rosemary, poco tempo dopo, realizza il sogno di avere un figlio. La notizia non tarda ad arrivare agli anziani e premurosi vicini, Minnie e Roman, che diventano sin troppo premurosi nei suoi confronti. Da quel momento le notti di Rosemary saranno disturbate da incubi e inquietanti visioni. Solo il suo vecchio amico Hutch proverà a rivelare la verità a Rosemary, ma la situazione precipita drammaticamente.
Rosemary’s Baby è un buon romanzo, per la sua atmosfera gotica, per l’ironia di Ira Levin nel descrive una certa decadenza sociale, per certe scene quasi comiche e per la crescente suspense che tiene incollati fino alla fine. I personaggi rientrano nel canone classico del genere dell’orrore; Rosemary la semplice e ingenua ragazza di campagna fuggita a New York sogna una vita migliore, si fida di tutti, ma non sa vedere il pericolo a un passo dal naso; Guy è un egocentrico attore di scarsa bravura, la cui “fortuna” sembra girare per il verso giusto. L’inquietante coppia di anziani vicini che sembrano essere ossessionati dai due giovani. Hutch, l’amico fidato che sa troppo. E poi l’appartamento al Bramford è forse l’elemento che più di tutti crea l’inquietante atmosfera del romanzi, tra stanze segrete, armadi con passaggi segreti e pareti sottili attraverso le quali è udibile anche il più piccolo suono.
Un aspetto del libro molto interessante è l’architettura del palazzo e di casa Woodhouse. L’architettura dell’appartamento dei Woodhouse è un elemento all’interno del romanzo che attira sin da subito l’attenzione del lettore. È interessante provare a immaginare le singole stanze descritte nei primi capitoli del libro. L’ampio salotto con camino, la cucina accessoriata, l’armadio cabina perfetto per nascondere qualcosa, lo studio della precedente proprietaria simile a una serra. Tutto, sia nella geografia dell’appartamento e in alcuni elementi dell’arredamento, è pervaso da un’energia oscura e insana. Come insegna Shirley Jackson, le case spesso giocano ruoli cruciali nei romanzi. Come nella dimora di Hill House così nell’appartamento di Rosemary’s Baby, mobili, pareti, porte, sottoscala e corridoi hanno il compito di dar vita a paure e ansie in chi legge.
In questo libro il male è ovunque. Il male è in una relazione dove uno dei due rinuncia alla propria vita per supportare e subire i successi dell’altro. Il male è sempre dietro l’angolo, si nasconde persino in un sorriso, quello di una brava vicina di casa pronta a sconsigliarti di andare dal medico offrendoti bibite strane e amare per mandare avanti la tua gravidanza. Il male è in certe frasi ed espressioni che oggi giudicheremmo razziste e maschiliste. Ma un libro è lo specchio di un’epoca e quella dell’America di fine anni 60, un paese in cerca di cambiamenti e giustizia sociale, ma ancora troppo tradizionale, elitario e fanatico.
Vicini di casa sospetti, pareti doppie, ciondoli contenenti strane erbe dall’odore fetido, visioni da incubo, cattiva salute, amici che scompaiono, gente che muore per caso, inspiegabili avvenimenti, sono tutti gli ingredienti che fanno di Rosemary’s Baby il romanzo giusto da leggere durante una tranquilla notte insonne.
Buona lettura.
Duccio.

Lascia un commento