Premetto che non leggo molti romanzi del terrore, ma questa volta mi ero detto che forse era il caso di provare a leggere uno. Ero curioso di scoprire quanto facesse paura “L’incubo di Hill House” scritto da Shirley Jackson, pubblicato da Gli Adelphi. La curiosità era arrivata dopo averne sentito parlare in giro e soprattutto dopo aver visto la serie tv di Netflix, tratta dal romanzo.
Non mi interessa molto fare paragoni tra serie tv e libro, vi dirò solo che tra i due ci sono solo pochissimi elementi in comune.

La storia di Hill House é la classica vicenda su di una casa infestata da presenze e di un gruppo di persone che passano alcuni giorni dentro la casa per studiarne i fenomeni e scoprire i suoi segreti. A capo del gruppo c’è il Professor Montague il cui obbiettivo finale è scrivere una tesi sui fenomeni paranormali, Luke futuro erede di Hill House, Theodora e Eleanor Vance, invitate dal professore a unirsi al gruppo di studio perché entrambe , in passato, hanno avuto contatti con l’aldilà. I quattro si trovano a vivere sotto il tetto della terrificante Hill House, una casa di fine ottocento dallo stile gotico, piena di stanze, corridoi e passaggi segreti. Non c’è niente di rassicurante al suo interno, ogni oggetto o scultura sembra richiamare qualcosa di inquietante e demoniaco, insomma la casa dove tutti vorremo andare a vivere.
Avanzando nella storia, paura e tensione tra i personaggi si fanno sempre più sottili, si punzecchiano e si stringono vicini per non restale soli. Ma le presenze della casa sembrano avere un legame con Eleanor, forse la più suscettibile del gruppo.
Durante tutta la lettura non mancano le porte che sbattono o che si aprono e chiudono da sole, presenze che bussano alle porte e cercano di aprile e ancora la casa che trema talmente tanto che sembra quasi stia per crollare. Hill House è in tutti sensi la casa degli incubi in tutto e per tutto. Ottime dunque come premesse peccato che la trama manchi del giusto quantitativo di suspense, elemento necessario a questo genere di romanzo, il pensiero vola subito a “Bestiario” di Cortazar dove tensione, ansia e suspense regnano incontrastate in ogni rigo del libro; infine qualcosa nella trama non convince fino in fondo, per non parlare del finale che lascia un pò confusi.
La scrittura è in assoluto il punto forte del libro, è lineare e non artificiosa o grottesca, non vuole spaventare il lettore mostrando i fantasmi della casa, ma li fa bisbigliare da sotto le porte la notte quando tutti sono già a letto. Dunque non c’è dubbio sulla bravura di Shirley Jackson nello scrivere, e nel costruire i suoi personaggi, come Eleanor, una ragazza dalla fragile psiche, turbata dal suo passato, che in certi momenti è difficile da sopportare.
Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizione di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro , si muoveva sola.
Ma credo che questo non basti per dire che sia una bella storia, a volte si gira pagina dopo pagina in attesa che accada qualcosa di spaventoso o terrificante, ma l’attesa è vana. Resta solo la curiosità di leggere il finale che lascia il lettore un pò confuso e insoddisfatto.
Sono certo che Shirley Jackson abbia scritto libri migliori di questo, non lo metto in dubbio e spero di leggere qualche altro suo lavoro in futuro sperando, magari, in un colpo di fulmine.